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La psicoterapia transculturale, afferma Rosalba Terranova-Cecchini, considera le reazioni del corpo umano, il comportamento degli individui e le opere dell’uomo dal punto di vista dei modi di pensare e delle preferenze specifiche tramandate dall’eredità culturale delle varie comunità. Arricchisce la conoscenza dell’uomo, aggiungendo al fattore biologico e a quello psicologico, il fattore culturale. La psicoterapia transculturale si applica correttamente alla promozione e alla difesa della salute, intesa per come definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, non solo come stato bio-psicologico, ma anche sociale, e approfondisce quindi il significato culturalmente appropriato dell’organizzazione del lavoro, dell’economia, dell’educazione, del diritto, del modo di abitare, delle forme del convivere e del comunicare nelle istituzioni e fuori di esse. L’insegnamento che gli scienziati occidentali hanno tratto da altre culture, ha portato alla “scoperta” delle nostre stesse culture (classi sociali, culture emergenti, culture regionali e altre numerose subculture) o, come dicono gli americani, alla scoperta del white ethnic. La psicoterapia transculturale si propone di far emergere, all’interno del percorso terapeutico, le peculiarità culturali specifiche del paziente, inteso contemporaneamente come membro di uno specifico sistema socio-culturale e come individuo unico che ha selezionato, all’interno delle varie opportunità fornite dal sistema culturale, un proprio pool di artefatti (Inghilleri, 2009) di riferimento per la costruzione della propria identità. In questo percorso di ri-scoperta della cultura individuale e specifica del paziente diviene possibile tanto un processo di risignificazione del Sé quanto la scoperta di risorse proprie del paziente e della sua rete socio-culturale, risorse che possono essere utilizzate per promuovere il raggiungimento di uno stato di miglior equilibrio del paziente stesso.
Condurre un lavoro psicoterapeutico su basi transculturali significa anche condurlo su di un piano di parità tra utente e terapeuta. La relazione transculturale tra paziente e terapeuta è quindi l’elemento fondante del processo psicoterapico, e il suo primo strumento. All’interno di essa scaturiscono le opportunità di far emergere gli elementi culturali fondanti per il paziente, e l’origine della sua sofferenza. La metodologia transculturale mette in grado di attraversare le culture, comunicare “attraverso” di esse. Per lo psicoterapeuta ed il medico la formazione transculturale, contrariamente a quanto proposto dal modello etnopsichiatrico, significa accrescere la capacità ermeneutica rispetto ai soggetti che richiedono il suo intervento, acquisendo specifiche competenze rispetto alla comprensione e all’analisi della cultura dei pazienti senza dover intraprendere percorsi conoscitivi specifici di ciascuna singola cultura incontrata.

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